Terza Domenica di Avvento

Anno B

Rallegratevi nel Signore sempre!

La liturgia oggi veste di rosa, segno della sua esultanza. Proprio grazie alla liturgia della Chiesa il cristiano impara ad accogliere l’invito a gioire. Non certo perché il cristiano è indifferente a ciò che avviene in questo mondo o insensibile alle prove che attraversano il nostro tempo storico. La Chiesa gioisce perché torna a orientare la sua attenzione alla luce che deve venire, più forte di ogni tenebra. Ma accogliere una tale luce comporta un esodo dai nostri punti di vista consolidati, un pellegrinaggio dalla banalità di ciò che è vissuto in superficie, verso la profondità della presenza di Dio in mezzo a noi. Presenza paradossale, nascosta, sorprendente.
Per ogni generazione, e in ogni anno liturgico che ci è dato di vivere, siamo invitati a compiere il pellegrinaggio più difficile e più decisivo, quello verso il cuore che riconosce e accoglie il dono di Dio. Dio che si fa dono per noi.
“In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”, afferma Giovanni Battista in risposta alle domande incalzanti dei sacerdoti e dei leviti. Giovanni sa di essere frainteso da chi è accecato dal pregiudizio e al tempo stesso prevede una simile difficoltà riguardo al Cristo, che pure è già presente e si manifesterà con segni ancora più grandi.
L’identità del Cristo sarà rivelata a tutti, epifania radiosa di luce accolta dalle genti pagane, e resterà però velata agli occhi chiusi dall’ignoranza e dal pregiudizio. In Giovanni Battista risplende l’umile abnegazione con cui confessa di “non essere lui” il nuovo Elia, né il profeta attesa, né tanto meno il Cristo. Giovanni è solo voce che dà testimonianza alla luce che nessuno può catturare. Luce che si rivela ai piccoli. E la sua testimonianza così semina una certa inquietudine e suscita curiosità.
“In mezzo a noi sta”, dunque, una presenza che non ha scelto di affermarsi con la forza, accecante e temibile, del successo, del prestigio, della ricchezza, del potere o della prevaricazione. Eppure, una presenza evidente nei suoi frutti straordinari, cantati dal profeta Isaia in un testo che il Cristo ha letto nella sinagoga di Nazareth attribuendolo a sé. L’unto del Signore fascerà le piaghe dei cuori spezzati con la sua presenza, l’unzione del suo Spirito che oltre a pervadere la sua persona è effuso sulla Chiesa e su tutti i cercatori di Dio. L’avvento del Messia porterà la libertà agli schiavi, persino dalla schiavitù cui ci sottomette la tirannia del nostro piccolo ego. Un anno di grazia, con il condono dei debiti che gravano sul cuore manifesterà l’avvento di un nuovo regno in cui ci è rivelata la nostra inalienabile dignità di figli, riscattati, rivestiti di una veste nuova, che nessuno può corrompere o rubare. La veste delle nozze che fanno gioire Giovanni Battista, l’amico dello Sposo, che esulta di gioia alla voce dello sposo e presto avrà occhi e cuore per gioire in pienezza: “Ora questa mia gioia è piena” (Gv 3,29).
La liturgia, con le parole di Paolo, ci suggerisce come preparare il cuore a cogliere la presenza, velata eppure fonte di intima gioia, del Signore che viene per essere con noi, “tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Scrive Paolo ai Tessalonicesi: “siate sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie”. Sempre lieti, perché al cuore della notte si annuncia una luce più forte; pregando incessantemente, per essere sempre pronti a cogliere le ispirazioni di Dio; rendendo grazie in ogni cosa, con il cuore grato perché ricorda le Misericordie del Signore e confida nel compimento delle sue promesse. Un atteggiamento aperto, fiducioso, dinamico, che ci dispone a guardare sempre, nonostante tutto, alla Luce che nessuna notte può dissipare.

d. Bernardo Artusi csl – Certosa di Firenze

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